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Koh-i-noor
E’ stata la necessità di creare, la volontà di trasformare le idee in segni ben definiti, a guidare il giovane Josef Hardtmuth nella creazione di uno strumento da scrittura capace di produrre segni nitidi e dettagli estremamente precisi. Era il 1790.
Mescolando l’argilla umida alla grafite, Josef ottenne una massa che si poteva agevolmente rimacinare e filtrare, fino a renderla completamente libera da ogni impurità, fino a plasmarla in un corpo dalla struttura finissima, stabile e uniforme. Variando opportunamente nell’impasto la proporzione dei componenti, egli ottenne, inoltre, diverse gradazioni di durezza e altrettanti strumenti di scrittura capaci di tracciare segni più o meno morbidi e di un nero più o meno intenso. Nasceva la mina ceramica.
Nel 1850 Franz Hardtmuth, ispirandosi al nome del favoloso diamante indiano “Kohinur” (montagna di luce), decise che le matite della fabbrica viennese si sarebbero chiamate Koh-I-Noor Hardtmuth, per distinguersi in modo inconfondibile da tutte le altre. Egli avvertì anche la necessità di contraddistinguere il prodotto nel suo aspetto esterno: il legno che avvolgeva le mine, infatti, era allora invariabilmente verniciato di colore nero o marrone. Franz decise di abbinare al nero della grafite un giallo luminoso che rispecchiasse la liscia lucentezza del legno levigato. Così nacque la famosa matita gialla Koh-I-Noor che è rimasta da allora, in tutto il mondo, il simbolo stesso della qualità professionale nel campo del disegno. Ma questa è storia passata.
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